La nuova narrazione visiva ‘The Idea of Home’ e la rivoluzione gentile del design radicale. Tra velluti e stucchi di una Milano classica, gli icastici totem di Sottsass, Branzi e De Lucchi trovano una nuova domesticità. Un dialogo per immagini firmato Alberto Strada.
C’è un momento preciso in cui l’oggetto smette di essere design e diventa presenza. È l’istante catturato da Alberto Strada nella nuova campagna visiva di Memphis, intitolata evocativamente The Idea of Home. Dimenticate il white cube, dimenticate l’asetticità delle gallerie da collezione e il silenzio reverenziale dei musei. La rivoluzione, oggi, si fa in salotto.
Sotto l’egida di Italian Radical Design e la visione strategica di Charley Vezza, il marchio che ha scardinato le certezze del Modernismo negli anni ’80 torna a interrogarsi sul senso profondo dell’abitare. E lo fa con un coraggio estetico che profuma di sfida intellettuale: portare i laminati sgargianti, i pattern Bacterio e le geometrie audaci all’interno di un appartamento classico milanese, tempio di quella borghesia che Memphis voleva, in origine, scandalizzare.
La Genesi del Conflitto: Memphis contro il Good Design
Per comprendere la portata reale di questa integrazione domestica, è necessario un passo indietro filologico. L’operazione odierna assume un significato potente solo se letta alla luce della storia. Quando il collettivo Memphis si riunì per la prima volta a casa di Ettore Sottsass l’11 dicembre 1980, l’obiettivo non era semplicemente creare nuovi mobili, ma sabotare il linguaggio dominante.
Il panorama del design tra la fine degli anni ’70 e l’inizio degli ’80 era polarizzato e rigido. Da un lato, il Movimento Moderno e il Good Design, ossessionati dalla funzione, dall’ergonomia e da una palette cromatica austera (nero, cuoio, acciaio cromato), dove la forma doveva seguire pedissequamente la funzione. Dall’altro, l’eredità del Brutalismo architettonico, che aveva imposto un’etica della verità strutturale, esibendo cemento a vista e volumi pesanti, spesso opprimenti, in una celebrazione della materia grezza che rifiutava l’ornamento come un crimine.
Memphis irruppe come un virus benefico nel sistema immunitario del funzionalismo. Contro il Less is More miesiano, Sottsass e compagni opposero un massimalismo intellettuale e gioioso. Contro la gravità del cemento brutalista e la serietà dell’acciaio, proposero l’effimero del laminato plastico Abet, materiale fino ad allora relegato nei bar di periferia, nobilitandolo attraverso pattern ipnotici. L’arredo smetteva di essere una macchina per abitare e diventava un totem emotivo, una presenza scenica capace di instaurare una relazione affettiva – e talvolta conflittuale – con l’utente.
Il Cortocircuito Visivo: Fotografia di una tensione
Oggi, quella rottura storica diventa dialogo. La magia di The Idea of Home risiede proprio nel contrasto intenzionale tra questi due mondi che per decenni si sono ignorati. Il set design, curato con intelligenza filologica da Gaia Marchesini & Giordano Sarno, non cerca l’armonia mimetica. Cerca la tensione vibrante.
Al centro della narrazione, il divano e la poltrona Westside di Ettore Sottsass (1983), le cui volumetrie ispirate a un Biedermeier viennese trasfigurato, si stagliano sul parquet a spina di pesce consunto dal tempo come un monumento alla gioia sintetica. I loro blocchi di colore primario non stonano; imperano, ridefinendo le gerarchie della stanza.
La luce di Strada, morbida, laterale e pittorica, rivela la verità materica: la perfezione artificiale e lucida delle superfici Memphis contro la naturalezza imperfetta dell’intonaco storico e delle modanature in gesso. È un dialogo tra due nobiltà: quella della storia architettonica e quella dell’industria creativa radicale.
Totem da Abitare: I Codici del 2026 e la sfida al ‘Cloud Dancer’
Le creazioni scelte per questo racconto sono icone che hanno superato la prova del tempo. Nel panorama degli interni del 2026, il collectible design si fa vettore di continuità culturale e identità personale: non semplici repliche, ma pezzi d’autore che attraversano le decadi perché custodiscono un’idea progettuale impermeabile all’obsolescenza. Inseriti nello spazio domestico, questi oggetti diventano punti fermi, ancore visive capaci di narrare una storia e di preservare un’alta competenza artigianale, con un valore che trascende la moda del momento. E in un anno in cui Pantone elegge il Cloud Dancer a imperativo cromatico, la palette audace e vibrante di Memphis non si limita a seguire la tendenza: la esplode.
Il percorso visivo è dominato dalla libreria Carlton (Ettore Sottsass, 1981), manifesto scultoreo che bilancia simmetria e libertà espressiva. La sua silhouette antropomorfa – che ricorda un uomo con le braccia alzate – divide lo spazio come un’architettura domestica autonoma, sfidando la gravità con diagonali colorate che rompono la staticità delle pareti classiche. Questa monumentalità trova un contrappunto intimo nel tavolino Hyatt (Sottsass, 1984), un pezzo originariamente progettato per l’abitazione privata del maestro: la sua geometria totemica, vestita di texture confetti, porta l’arte all’altezza del caffè, testimoniando come il radicalismo sapesse farsi quotidiano ed elegantemente funzionale.
La dinamica dello spazio prosegue con la sedia First (Michele De Lucchi, 1983), che con il suo schienale orbitale e i braccioli sferici introduce un cinetismo spaziale in sala da pranzo, bilanciato dalla quiete riflessiva della Century (Andrea Branzi, 1982). Quest’ultima, vera isola di riposo “neoprimitiva”, ci ricorda attraverso la sua struttura rigida che accoglie la morbidezza come il comfort possa elevarsi a esperienza intellettuale.
A sorvegliare questa scena teatrale pensano due presenze luminose di carattere opposto: da un lato la lampada da terra Terminus (Martine Bedin, 1981), un guardiano antropomorfo alto due metri che, con le sue zampette rosse e la struttura ad arco, sembra aver camminato fino al centro della stanza per osservarci; dall’altro la piccola Tahiti (Sottsass, 1981). Quella che appare come un’ironica “anatra” illuminante, con la testa policroma e la base tatuata dal pattern Bacterio, perde qui ogni connotazione di giocattolo provocatorio per rivelarsi un sofisticato compagno di lettura.
Infine, luce e riflesso dialogano attraverso lo specchio Ionian (Michele De Lucchi, 1985): non una superficie passiva, ma una macchina ottica basculante che frammenta e ricompone l’immagine dell’ambiente, trasformando il semplice gesto del guardarsi in un’esperienza cinetica che chiude il cerchio della narrazione.
La Strategia della Rinascita: Oltre il Collezionismo
Dietro le quinte, questa campagna è la sintesi matura della visione di Italian Radical Design, il polo del design anticonformista. Con un percorso iniziato nel 2012 con il rilancio di Gufram, proseguito nel 2022 con l’acquisizione di Memphis Milano e culminato nel 2023 con l’ingresso di Meritalia, Vezza sta costruendo un vero impero della creatività non omologata.
L’obiettivo? Dimostrare che questi pezzi non sono reliquie da museo, ma investimenti vivibili. La riapertura della Memphis Milano Galleria in Brera e mostre come Memphis Again hanno preparato il terreno: ora, con The Idea of Home, Memphis entra definitivamente nelle case di chi cerca un lusso che sia cultura, colore e, soprattutto, libertà.
In un mondo che spesso si rifugia nel beige, Memphis ci ricorda che la casa è un teatro. E che vale la pena alzare il sipario.
Foto: Alberto Strada