Palazzo Soave – dal nome del proprietario e imprenditore Bruno Soave –, ha ottenuto il via libera per trasformare la struttura quattrocentesca in un hotel 5 Stelle Lusso grazie alla delibera di Consiglio del Comune di Verona. Un complesso di rara bellezza, tra via Leoni e stradone Sen Fermo, in prossimità dell’imbocco con Ponte delle Navi, a poche centinaia di metri dal nucleo storico di Verona.
In Palazzo Soave coesistono in maniera omogenea tutti i 600 anni di storia, passando dalle forme neogotiche della facciata allo scalone monumentale affrescato, al piano interrato con i reperti e i mosaici di epoca romana e quelle pareti in mattoni e pietra che scandiscono le epoche che il palazzo ha attraversato.
Un intervento di circa 3.300 mq in cui i 2.000 mq destinati alle 30 suite – per un totale di circa 70 posti letti – e i 400 mq di Spa, vanno a completare l’offerta ricettiva del Palazzo, dove sono già attivi il ristorante Iris 1 Stella Michelin guidato dello chef Giacomo Sacchetto e il Velvet bar, nelle mani del bartender Paolo Anfosso.
«Finalmente il progetto può prendere vita e portare a Verona una realtà unica nel suo genere all’interno di uno degli edifici storici della nostra città – ha dichiarato Bruno Soave. – Rispondiamo presente a un’esigenza relativa alla mancanza di strutture 5 Stelle Lusso. Il nostro progetto è ambizioso, ma abbiamo i mezzi e le motivazioni giuste per mettere a disposizione della città una struttura di ospitalità di alto livello».
Se l’apertura della Spa, con la piscina da 10x4m al piano interrato (considerata un unicum, per dimensioni, nel centro storico di Verona), comprensiva di sauna, bagno turco, criosauna e vasche di privazione sensoriale (dry floating), è prevista per la primavera del 2025, bisognerà attendere il 2026 per la messa in funzione delle suite. L’edificio è stato oggetto, e lo è tuttora, di importanti opere di recupero, restauro e adeguamento tecnologico, iniziate nel 2018.
Palazzo Soave: l’architettura
Palazzo Soave ha un’architettura, una storicità e una articolazione tale da meritare una posizione di rilievo nel panorama cittadino e ricettivo veronese. Gli spazi hanno tutte le caratteristiche per essere vissuti sia in un ambito privato (suites), sia in un ambito pubblico, grazie all’ampia corte interna, alla Spa, al bar e al ristorante, attività sempre aperte al pubblico e affacciate su via Leoni.
L’ampia corte interna sarà un naturale proseguimento della viabilità pedonale su via Leoni, una piccola piazza coperta che riposiziona il palazzo nel suo contesto veronese, e che invita i cittadini e i turisti a entrare e godere della sua bellezza.
Al piano terra si trovano tutti i servizi, la reception, il ristorante Iris, il Velvet bar e alcune suite. Al piano interrato prende vita il cuore del palazzo: da un lato la cantina, dove inizia l’esperienza gastronomica dello chef Saccheo, un luogo che ha una luce tutta sua, ovattata dalle tante stratificazioni di mattoni a vista che scandiscono tutte le epoche; dall’altro la Spa dove sono stati recuperati e valorizzati i pavimenti e i reperti romani emersi durante gli scavi.
I piani superiori sono interamente destinati alle 30 suite, con dimensioni che vanno dai 25 mq ai 150 mq, in cui convivono dettagli d’epoca, pavimenti, intonaci e decorazioni originali, con i più moderni servizi.
Tutti i piani sono collegati dallo scalone monumentale che lascia senza fiato al primo sguardo. Lo si percorre con il naso all’insù, rapiti dall’affresco sul soffitto del catino di volta, dalle statue dei putti, dal colonnato della balaustra, dalla statua di Ercole, dalla matericità dei materiali.
Palazzo Soave nella storia
Il Palazzo si trova in una contrada antica, un tempo vocata all’attività artigiana e successivamente abitata da importanti famiglie nobiliari, tra cui i Boldieri, che furono i primi proprietari del palazzo intorno al 1470, quando rilevarono un vecchio e modesto edificio e lo trasformarono in una prestigiosa abitazione nobiliare.
Il loro stemma, costituito da un angelo in altorilievo con la scritta “bene facite”, è ancora visibile in facciata. Nel XVI secolo divenne abitazione della famiglia Malaspina, la quale fece delle opere di ampliamento integrando il corpo scala e parte dell’interno, andando a definire quella che diventerà la corte interna.
Nel 1878 il palazzo passò di mano ai Bottagisio. Nel 2012 il complesso fu acquistato dall’Amministrazione Provinciale in una fase di degrado avanzata. Nel 2018 diventò di proprietà della società Cufra s.r.l. che fa capo a Bruno Soave e da lì iniziò il lungo iter di recupero.
Il restauro di Palazzo Soave
Quando ci si confronta con un’architettura che ha più di 500 anni di età, bisogna porsi con curiosità e rispetto. Non per una questione di deferenza, piuttosto perché si ha l’onore di confrontarsi con la storia e di lasciare il proprio segno su di essa, e per farlo in maniera coscienziosa è necessario sapere tutto della materia che si sta trattando.
Questo è lo spirito che ha guidato l’architetto Lucio Merlini, che ha ricostruito ogni passaggio della storia del Palazzo, ha analizzato le stratificazioni degli intonaci, i materiali, le forme, realizzando un restauro che ha nell’uniformità e nel rispetto le sue caratteristiche principali.
«Volontà diverse, epoche diverse, linguaggi architettonici, uso di materiali, diversi saperi hanno dato un volto a questo edificio. Hanno costruito un angolo di città, hanno catturato un passato facendolo diventare presente», con questa riflessione l’architetto Merlini dà il via alla riqualificazione, partendo proprio dalla facciata principale.
Nonostante i tanti lavori di ristrutturazione che si sono succeduti nei suoi 500 anni di storia, è ancora ben visibile in facciata l’impronta gotica iniziale. Al piano terra fanno bella mostra di sé le finiture originali dei portoni doppi in rosso Verona e i dettagli delle finestre e delle facciate sempre in rosso Verona, grigio Roverè e pietra calcarea di Avesa. La facciata su Via Leoni è caratterizzata dal portale cinquecentesco in biancone della Lessinia, sormontato da una trifora di archi trilobati sostenuti da esili colonne e capitelli floreali. Lo stesso motivo che si ripete sulle modanature delle finestre di tutto il primo piano.
Gli interventi di restauro sulle facciate coordinati da Massimo Tisato, sotto il controllo della Soprintendenza alle belle arti, sono stati svolti seguendo il principio del minimo impatto conservativo e hanno riguardato gli intonaci, gli elementi lapidei, le parti in legno e quelle in ferro con l’obiettivo di giungere alla completa restituzione del Palazzo e dare un’immagine quanto più omogenea e unitaria della sua storia.