Richiami cinematografici, neorealismo, velluti burgundy e boiserie caratterizzano gli interni del ristorante Rodrigo, progettato da Nick Maltese Studio.
A pochi passi dalla Darsena, in via Savona 11, ha sede Rodrigo Milano, secondo capitolo dell’omonimo ristorante storico bolognese fondato nel 1949. Una realtà firmata dagli imprenditori Roberto e Riccardo Capua, che porta nel cuore del design district milanese l’essenza gastronomica di Bologna e la fonde con un progetto d’interni dallo spirito cinematografico e intimo. A interpretare questo dialogo è il meneghino Nick Maltese Studio che ha sviluppato una vera e propria sequenza visiva articolata in un percorso che guida l’ospite attraverso atmosfere calde, profondamente narrative e con frequenti rimandi al neorealismo. Rodrigo Milano è molto più di una seconda sede: è un luogo pensato per rallentare, accogliere e raccontare.
“Rodrigo Milano è stato progettato per evocare emozioni e ricordi, come una pellicola che scorre lenta e affascinante davanti agli occhi di chi varca la soglia – spiega il designer Nick Maltese. – In un contesto altamente competitivo come quello milanese, la vera differenza sta nella capacità di trasportare il cliente in un racconto. Un buon ristorante non è solo un piatto ben eseguito: è un insieme di gesti, atmosfere e dettagli. È la sceneggiatura di un momento da ricordare”.
“Sin dal principio, volevo creare uno spazio capace di evocare memorie, sapori e storie. Un luogo in cui sentirsi accolti, anche a Milano, dove tutto corre veloce. È nata sotto questa luce la collaborazione con Nick Maltese Studio che ha saputo interpretare il mio desiderio e restituirlo in ogni dettaglio”, racconta Roberto Capua, anima della realtà gastronomica.
Il design degli interni di Rodrigo Milano
Elemento chiave dell’intero progetto è la volontà di evocare Bologna non in maniera didascalica, ma per suggestioni: nei colori, nelle arcate che collegano gli ambienti come i portici uniscono le piazze della città, nelle carte da parati che raccontano i colli, nella scelta di materiali che parlano di terra e identità. Il design diventa così strumento per riportare l’ospite “a casa”, pur trovandosi nel cuore metropolitano di Milano.
All’ingresso c’è un welcome desk – richiamo ad un foyer di un hotel o di un cinema – che anticipa la zona bar e bistrot. Questi ambienti sono ispirati ai caffè vintage frequentati da artisti e registi del dopoguerra, luoghi in cui si discuteva di arte e di vita. Qui Nick Maltese Studio ha ricreato un’estetica neorealista, calda e romantica, dominata dalla tonalità burgundy, arricchita da boiserie in noce italiano, dal bancone del bar ad angolo, da velluti avvolgenti e da carte da parati anni ’50-‘60 firmate Élitis. Il pavimento in resina rosso Bologna e le sedute in paglia di Vienna definiscono un continuo gioco tra materiali d’epoca e tocchi contemporanei come le applique di Tom Dixon.
Un ruolo centrale è affidato alla luce, trattata come vero e proprio strumento narrativo: lampadari in vetro ambrato, lampade a muro dalle volute sinuose e punti luce soffusi creano un’atmosfera cinematografica, sospesa nel tempo. I tendaggi pesanti e teatrali, ispirati ai sipari, accentuano l’impressione di essere all’interno di un film che sta per iniziare.
Attraversando un corridoio ritmato da un grande chandelier artigianale fatto di un groviglio di lampade sospese, si giunge al secondo segmento che compone Rodrigo. Qui entra in scena il fish bar, con una zona dedicata ai crudi di mare, visibile e al tempo stesso raccolta, immersa tra specchi nebulizzati e vasi colorati, dove lo chef lavora a vista in un contesto quasi teatrale. Un passaggio volutamente scenografico, che accompagna verso la dimensione più composta, sofisticata e intima della sala principale del ristorante. La palette cromatica vira su colori petrolio e oliva, mentre le boiserie scure, i cabinet colmi di bottiglie di vino richiamano l’eleganza delle trattorie d’altri tempi.
L’effetto è quello di uno spazio che invita alla lentezza, alla conversazione, all’ascolto, ricercando l’esperienza, la memoria e l’autenticità. Sulle pareti ricorrono le immagini del paesaggio emiliano, un susseguirsi di colli e di vallate che nello sviluppo delle sale si accendono di colore, fino a risplendere nei toni del verde quando si raggiungono gli spazi dedicati al ristorante gastronomico.
Rodrigo Milano è, in fondo, questo: un set aperto, un salotto sospeso tra cinema, cucina e cultura, dove ogni elemento concorre a creare un’esperienza narrativa profonda, senza compromessi e senza fretta.