Unione Italiana Vini: Bollicine italiane salvano il vino negli USA. Interventi di Lollobrigida, Giorgetti, Zoppas e Frescobaldi

I rossi e i bianchi classici perdono terreno, secondo l’Unione Italiana Vini, mentre lo guadagnano Prosecco, Asti e i metodi charmat a basso prezzo grazie alla tendenza cocktail. Il comparto si adatta ai nuovi trend: l’Italia punta su flessibilità e promozione per contrastare il calo.

LOLLOBRIGIDA “A BREVE TAVOLO DEALCOLATI. CONDIVISA POSIZIONE UIV SU ESPIANTI”.

GIORGETTI: “ITALIA TORNATA APPETIBILE PER INVESTITORI. VINO PROTAGONISTA MADE IN ITALY”.

FRESCOBALDI: “SETTORE NON TIRA GIACCHETTA A NESSUNO, MA VENGA RICONOSCIUTO RUOLO”

ZOPPAS: “STIAMO A FIANCO DELLE AZIENDE, CERCANDO DI AMPLIFICARE QUELLE CHE SONO LE LORO ATTIVITA’ E LO FACCIAMO CON IL SISTEMA PAESE”.

Si è tenuta ieri a Roma l’Assemblea Generale di Unione Italiana Vini (Uiv), un’occasione per fare il punto sullo scenario attuale del settore vinicolo italiano, tra sfide geopolitiche, tendenze economiche e strategie per il futuro.

Focus sul mercato statunitense

L’attenzione si è concentrata in particolare sul mercato statunitense, dove, nonostante la boccata d’ossigeno di aprile (+2%), il saldo tendenziale dei primi 5 mesi, basato sugli ordini dei magazzini da parte di HORECA e GDO, segna un -8% di vendite complessive e -6% per i prodotti del Belpaese. E anche l’ipotizzata fine del surplus di magazzino tra i distributori resta una chimera, visto che il rapporto tra stock di alcolici e vendite effettive viaggia ancora a livelli molto alti con un’eccedenza di circa 10 miliardi di dollari. È quanto rilevato dall’Osservatorio Uiv-Vinitaly su base SipSource, piattaforma che misura le vendite – e gli effettivi consumi nel breve termine – nel 75% degli esercizi commerciali statunitensi.

L’Osservatorio segnala un calo generalizzato da parte di tutti i principali Paesi fornitori a eccezione del Cile (+12%) che ha puntato forte sui prezzi da saldo. L’Italia (-6%) fa meglio di Francia e Stati Uniti (-8%), di Australia e Spagna (-11% e -10%), ma non della sin qui inossidabile Nuova Zelanda, scesa anch’essa in terreno negativo (-1%).

l vino italiano negli USA: tra luci e ombre

Tra i vini italiani più colpiti, il Pinot grigio (-7%) e il Chianti (-14%). I rossi, seppur sottozero da settembre 2022, limitano i danni a -6,5% contro l’8% dei bianchi.

Unica nota positiva, la stabilità del Prosecco (-0,6%) e dell’Asti (+1,6%). A trainare il comparto sono i metodi charmat non Prosecco (+7%) a basso costo, con un prezzo medio al consumo attorno ai 13 dollari, che oggi rappresentano il 24% dei volumi di spumante italiano consumati negli Stati Uniti.

Un dato in netta controtendenza con le bollicine premium, che registrano cali in tutti i mercati. Champagne (-15%), Cava spagnolo (-11%) e sparkling domestici (-11%) cedono terreno, mentre gli spumanti italiani a basso prezzo (+40% da gennaio a maggio) trovano spazio nella tendenza cocktail, particolarmente diffusa sulla West Coast (+36% di vendite e 30% di share) e nel Midwest (+9% e 18% di share).

“Il vino italiano ha gli anticorpi per reagire alle difficoltà”, afferma il Presidente UIV Lamberto Frescobaldi. “Serve però un cambio di passo: sostenere il cambiamento in atto nella vigna italiana, puntare sulla promozione e su politiche d’impresa flessibili.”

L’attuale quadro generale, conclude l’analisi, sembra mettere in dubbio anche certezze sin qui date per assunte, come la premiumizzazione. A parte qualche nome prestigioso (Brunello e Chianti Classico, ma anche Bordeaux superiore, Pomerol e Margaux) che in generale segnano crescite, tra i classici del Vecchio Continente sembra perdere smalto il segmento luxury (over 50 dollari al consumo), con i rossi italiani a -8% e quelli francesi addirittura a -16%. Difficoltà anche per i bianchi ultra-premium, tra 25 e 50 dollari: il totale mercato è a -10%, con l’Italia a -12% la Francia a -6% e la Nuova Zelanda a -18%.

Il quadro generale invita a ripensare alcune strategie, puntando su innovazione, flessibilità e promozione per contrastare il calo dei consumi e valorizzare il vino italiano sui mercati internazionali.

Tavola rotonda “Caos globale. Una bussola per il nuovo mondo”

Nel corso dell’assemblea si è tenuta anche una tavola rotonda dal titolo “Caos globale. Una bussola per il nuovo mondo”, con il contributo di Andrea Cangini, segretario generale della Fondazione Luigi Einaudi, Teresa Coratella, Deputy head della sede romana dell’European Council of foreign Relations (E.C.F.R.), Andrea Margelletti, presidente Centro Studi Internazionali (Ce.S.I.) e Consigliere del Ministro della Difesa, e Riccardo Puglisi, professore di Scienza delle Finanze dell’Università di Pavia. Hanno evidenziato le sfide e le opportunità per il Sistema Italia in un contesto internazionale complesso e in continua evoluzione.

Interventi istituzionali

Durante l’assemblea è intervenuto il Ministro dell’Agricoltura, Sovranità alimentare e Foreste Francesco Lollobrigida, sottolineando l’importanza del settore vinicolo per l’economia italiana e la necessità di sostenerlo con politiche adeguate e lungimiranti, libere da preconcetti.

“In questi giorni cominciamo a riunire il tavolo per le regole sui dealcolati. Non ho una posizione ideologica su questo, non voglio ostacolare la crescita delle imprese”.

“Ragioniamo pragmaticamente – ha proseguito –. Dobbiamo preservare la percezione della qualità del vino italiano e, in particolare sui nuovi mercati, capire come evitare il rischio di compromettere il posizionamento con prodotti dealcolati, per cui la sfida della qualità non è facile”.

Il ministro si è poi espresso sul tema del contenimento produttivo: “Non è necessario arrivare a una politica degli espianti per aumentare il valore: ciò significherebbe mettere a rischio il territorio. Su questo condividiamo la medesima sensibilità di Unione italiana vini”.

Gli fa eco il Presidente UiV Lamberto Frescobaldi: “Questo mondo del vino non tira la giacca a nessuno, però vuole essere riconosciuto come un prodotto che dà un contributo significativo in termini di Pil, occupazione e valorizzazione dei territori. Ma abbiamo bisogno di scelte strategiche. Io mi vergognerei nei confronti dei contribuenti a togliere vigneti realizzati con il loro contributo”.

“Viviamo un’opportunità eccezionale: abbiamo un Sistema Italia ideale per investire e produrre.” Conclude il Ministro dell’Economia e delle Finanze, Giancarlo Giorgetti: “Se si fanno delle valutazioni obiettive, l’Italia rappresenta oggi il luogo di maggiore interesse per gli investimenti. Il vino è un elemento protagonista del made in Italy. I numeri dell’export hanno registrato una dinamica impressionante: vuol dire che il settore ha lavorato e continua a lavorare bene”. 

Il vino italiano ha gli anticorpi per reagire alle difficoltà“, ha affermato il Presidente Uiv Lamberto Frescobaldi, sottolineando la necessità di adottare strategie di promozione e di flessibilità aziendale per contrastare il calo dei consumi e cogliere le nuove opportunità offerte dal mercato.

Matteo Zoppas, presidente di ITA (Italian Trade Agency), mostra un cauto ottimismo, nonostante le difficoltà causate dalla pandemia, cambiamento climatico e dalle forti turbolenze geopolitiche, con mercato che risponde con un comportamento a fisarmonica. Stocking, destocking, grandi acquisti e grandi vendite sfasate tra di loro.

Comunque, un vino che rispetto al 2019 sta performando il 20% in più. Pur tuttavia, si osservano alcuni segnali di rallentamento, in linea col mercato. I dati di gennaio e febbraio 2024 mostrano un calo del 3% nelle esportazioni di vino italiano verso l’America e altri mercati strategici.

Zoppas invita a non allarmarsi, definendo questo calo come una possibile “scossa di assestamento”. L’ottimismo rimane alto, ma con prudenza. L’obiettivo è quello di continuare a sostenere i produttori di vino italiani, che stanno già facendo un ottimo lavoro.

“Vogliamo stare al loro fianco, cercare di amplificare quelle che sono le loro attività e lo facciamo con il sistema paese che non è più solo ICE, SACE, Simest e Cassa Depositi e Prestiti, ma anche tutti gli organi di Governo, tutti concentrati sul numero dell’export italiano, 625 miliardi di euro di fatturato, che conta quasi un terzo del PIL.”

Si sta puntando sull’incoming di buyer e operatori al Vinitaly, la principale fiera del vino in Europa se non del mondo – più della metà dei clienti esteri è portato proprio da Ice -, e sulla creazione di collettive e poli espositivi presso le fiere all’estero. Nell’ottica della ricerca di nuovi mercati e del consolidamento di quelli esistenti, Chicago si prepara a ospitare, il 20 e 21 ottobre, Vinitaly. Dopo l’edizione “zero” del 2023, svolta nella sede di Cine City, il Navy Pier, una location di oltre 10.000 mq, ospiterà 1.000 buyer selezionati provenienti da tutto il Nord America, tra cui importatori, distributori, ristoratori ed operatori della grande distribuzione organizzata.

In un mercato in continua evoluzione, è importante essere in grado di adattarsi alle nuove tendenze e alle nuove sfide, ed è quello che produttori italiani stanno facendo.

Unione Italiana Vini

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