L’Offensiva parte da Roma con Wine in Moderation contro l’allarmismo dell’OMS e Bruxelles

Mentre OMS e UE spingono per etichette allarmistiche, il settore vitivinicolo italiano risponde con la formazione: a Roma il Wine in Moderation Day lancia il “Digital Responsible Service Training”. Ma il futuro si gioca a Bruxelles, tra fondi per la promozione e il ritorno degli estirpi.

Un Patto per la Responsabilità: L’Offensiva Culturale Parte da Roma

L’atmosfera che si respira nella Sala Mappamondo dell’Associazione Stampa Estera di Roma non è quella di un ordinario lancio di prodotto. È, piuttosto, una convocazione strategica. In occasione del Wine in Moderation Day, la giornata internazionale dedicata alla promozione del consumo responsabile di vino, i vertici della filiera italiana si sono riuniti non solo per celebrare, ma per lanciare un chiaro messaggio politico e culturale. Un messaggio di proattività, in un momento storico in cui il vino è sotto un attacco politico e sanitario senza precedenti.

Sul palco, a simboleggiare un fronte compatto, siedono i tre Coordinatori Nazionali del programma europeo Wine in Moderation (WIM): un’alleanza potente che include Federvini, Unione Italiana Vini (UIV) e, per la prima volta con questo ruolo, un consorzio di peso come quello del Prosecco DOC. La loro presenza congiunta è la notizia nella notizia.

A orchestrare l’incontro è Sandro Sartor, Presidente di Wine in Moderation e CEO di Ruffino, che sottolinea fin da subito il concetto di lavoro di squadra e di responsabilizzazione degli attori lungo l’intera filiera.

Accanto a lui, figure chiave che traducono questo impegno in azione: Chiara Soldati, Presidente del Comitato CASA di Federvini, che porta l’eredità di quattro generazioni a La Scolca e un impegno tangibile per la responsabilità sociale; Roberto Sarti, Coordinatore del Tavolo Vino e Salute di UIV, l’uomo che da anni presidia il fronte normativo e scientifico; e Alessandro Botter, Vicepresidente del Consorzio di Tutela Prosecco DOC, che rappresenta la volontà di una delle denominazioni leader a livello mondiale di mettersi in prima linea su un tema così delicato.

L’obiettivo della giornata è il lancio del “Digital Responsible Service Training“. Si tratta di uno strumento didattico digitale, frutto di tre anni di lavoro e parte integrante della strategia WIM 2020-2025. Come dichiarano congiuntamente i tre coordinatori, questa iniziativa punta a “colmare l’anello mancante tra filiera e consumatori”.

Lo Strumento: Una Formazione a Nove Moduli

Il “Digital Responsible Service Training” è una piattaforma formativa complessa, progettata per professionisti del settore Horeca, personale di cantina, ristoranti e wine bar. L’obiettivo è fornire “conoscenze e strumenti essenziali all’erogazione di un servizio al pubblico fondato su presupposti di responsabilità”. Al termine del percorso, che adatta i contenuti al profilo dell’utente, viene rilasciato un certificato ufficiale da Wine in Moderation.

La profondità strategica del corso emerge chiaramente dall’analisi dei suoi nove moduli formativi :

Introduzione al vino: Il legame indissolubile tra vino, cultura, territorio e impatto socio-economico.   

Vino e Salute: Un modulo cruciale che affronta le linee guida sul consumo moderato e le basi scientifiche che lo sostengono, per "informare meglio i clienti".

Quadro Giuridico: Una panoramica delle normative nazionali e internazionali su vendita e somministrazione.

Comunicazione Responsabile: Come utilizzare messaggi e strumenti di autoregolamentazione coerenti con i principi etici.

Creare l'Ambiente Giusto: Tecniche per favorire comportamenti equilibrati nel servizio.

Buone Pratiche di Servizio: Applicazioni pratiche per cantine, ristoranti e wine bar.

Vino e Cibo: L'abbinamento non solo come piacere, ma come "espressione di equilibrio e misura".

Degustazioni ed Eventi: Come organizzare eventi enologici improntati alla responsabilità.

Enoturismo Sostenibile: Un'immersione nelle esperienze che valorizzano cultura, territorio e consapevolezza.

La Strategia di WIM: La Terza Via

Per comprendere la portata di questo lancio, è necessario capire cosa sia Wine in Moderation. Nato nel 2008 in seno al settore vitivinicolo europeo, WIM è un programma internazionale la cui missione è “promuovere una cultura del vino sostenibile e responsabile”. La sua filosofia, ribattezzata nel 2019, si basa su tre pilastri: Choose (Scegliere consapevolmente), Share (Condividere il vino con cibo, acqua, famiglia e amici), e Care (Prendersi cura di sé e degli altri).

In un’epoca di polarizzazione estrema, la filiera del vino è stretta in una morsa. Da un lato, un neo-proibizionismo che mira a demonizzare il prodotto, equiparandolo al tabacco. Dall’altro, un laissez-faire che ignora i problemi reali legati all’abuso, non più sostenibile né difendibile.

WIM, e il corso digitale lanciato a Roma, rappresentano il tentativo strategico, lucido e organizzato di costruire una “Terza Via”: quella dell’autoregolamentazione responsabile.

Con questa mossa, il settore vitivinicolo invia un messaggio politico forte ai regolatori di Bruxelles e del mondo: “Non abbiamo bisogno di avvertenze sanitarie terroristiche imposte per legge, perché stiamo già investendo attivamente, con strumenti sofisticati , per formare i nostri professionisti, educare al servizio responsabile e proteggere i consumatori. Possiamo gestire la responsabilità da soli, come parte integrante della nostra cultura”. È un’azione di soft power progettata per prevenire l’imposizione di un hard power legislativo.

Tra Attacchi Salutisti e la Difesa della Cultura

L’urgenza di una strategia di filiera come quella di WIM nasce da un accerchiamento politico e sanitario senza precedenti. Da un lato, l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha azzerato il dibattito sul consumo moderato, dichiarando nel 2023 che “non esiste un livello di consumo di alcol senza effetti sulla salute”. L’etanolo è stato classificato come “cancerogeno di Gruppo 1”, al pari di amianto e tabacco, archiviando di fatto decenni di studi sul “paradosso francese”.

Questa spinta scientifica si è quasi tradotta in legge con il precedente irlandese. Nel 2023, Dublino aveva ottenuto il via libera dall’UE per imporre, dal 2026, health warnings (avvertenze sanitarie) sulle bottiglie, simili a quelle del tabacco, con frasi come “Alcol e tumori mortali sono direttamente collegati”. La mossa scatenò un terremoto politico, con Italia, Francia e Spagna che denunciarono una frattura del Mercato Unico. Tuttavia, nel maggio 2025, lo scenario è mutato: il governo irlandese ha segnalato un possibile dietrofront, motivato non solo dalle pressioni UE, ma dai timori di ritorsioni (dazi) da parte degli Stati Uniti, grandi esportatori di whiskey.

La battaglia principale si svolge però a Bruxelles, dove l’UE mostra un “doppio volto”. Da un lato, la Direzione Generale Salute (DG SANTE), attraverso il Piano Europeo contro il Cancro (BECA) , spinge per adottare le tesi dell’OMS, proponendo tasse, limiti alla promozione e le stesse avvertenze sanitarie in etichetta. Dall’altro, la Direzione Generale Agricoltura (DG AGRI) finanzia lo stesso settore vitivinicolo attraverso i fondi della Politica Agricola Comune (OCM), noti come “Pacchetto Vino”, per aumentarne la competitività.

I paesi produttori, difendendo il vino come prodotto agricolo e pilastro della Dieta Mediterranea , si trovano così intrappolati tra una direzione che cerca di limitare il prodotto come un rischio e un’altra che ne finanzia lo sviluppo.

Luci e Ombre dalla Comagri: L’Ultima Battaglia sul “Pacchetto Vino”

La schizofrenia di Bruxelles ha trovato la sua plastica rappresentazione nel voto della Commissione Agricoltura (Comagri) sul “Pacchetto Vino“, che definirà le politiche OCM fino al 2026. Il risultato è un Giano Bifronte, con luci strategiche e ombre preoccupanti.

Sul fronte delle luci, la Comagri ha accolto le istanze del settore volte allo sviluppo, approvando due misure chiave. La prima è l’aumento del contributo UE fino all’80% (dall’attuale 50%) per la promozione dei vini nei Paesi terzi, una boccata d’ossigeno vitale per l’export. La seconda è la spinta decisa sulla digitalizzazione dell’etichettatura (l’e-label), una mossa vista come uno “scudo” tattico per offrire trasparenza tramite QR code, evitando così l’imposizione di health warnings invasivi sulla bottiglia.

Sul fronte delle ombre, però, è passata una misura che l’Unione Italiana Vini (UIV) ha bocciato come un “tuffo nel passato di 15 anni”. È stato inserito, senza budget aggiuntivi, il finanziamento (fino al 100%) per l’estirpo dei vigneti e la distillazione di crisi. Questa misura, spinta dalla Francia per gestire le proprie eccedenze (sia a Bordeaux che in Champagne), introduce una logica “assistenzialista”. Come sottolineato da UIV, il rischio è che ogni euro destinato a distruggere vigneti venga sottratto ai fondi per promuovere i prodotti italiani sui mercati globali, mettendo in conflitto due opposte filosofie di mercato.

Unione Italiana Vini

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